Uno studio ha analizzato le conseguenze dell’impatto di NASA DART contro l’asteroide Dimorphos

Asteroidi e comete che potrebbero impattare catastroficamente contro la Terra sono un rischio remoto ma comunque reale e che avrebbero conseguenze devastanti per il nostro Pianeta e per il genere umano. Per questo le agenzie spaziali stanno pensando alle strategie migliori per fronteggiare un’eventuale crisi. Il primo esempio concreto è stato messo in pratica con la sonda NASA DART (Double Asteroid Redirection Test) per comprendere come un asteroide possa essere deviato dalla sua traiettoria evitando così di colpire la Terra.

nasa dart

In particolare è stato scelto il piccolo asteroide Dimorphos che orbita attorno al più grande Didymos e che non è effettivamente un rischio per il nostro Pianeta. La missione ha avuto successo, modificando il periodo orbitale dell’oggetto celeste abbastanza da poter essere rilevato. Le conseguenze dell’impatto (avvenuto circa un anno fa) sono ancora oggetto di studio e proprio una nuova analisi dei dati avrebbe mostrato un comportamento “anomalo” dell’asteroide fornendo così ulteriori dati da dover analizzare e inserire nei modelli. Questo è quello che sappiamo.

NASA DART e i nuovi dati sull’orbita dell’asteroide Dimorphos

I dati sono stati raccolti in uno studio dal titolo New Post-DART Collision Period for the Didymos System: Evidence for Anomalous Orbital Decay. Inizialmente il periodo orbitale si era ridotto di circa 33 minuti mentre le nuove osservazioni del Thacher Observatory indicano che ci sia stato un aumento fino a 34,2 minuti con una variazione quindi di 1 minuto (in più) in circa 20-30 giorni.

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La motivazione di questa modifica nel periodo orbitale di Dimorphos intorno a Didymos non sono ancora chiare. Attualmente i ricercatori non hanno trovato meccanismi noti che possano spiegare questo cambiamento e sembra che l’espulsione dei materiali, dovuta all’impatto di NASA DART, non sia probabile.

Gli stessi ricercatori della Thacher School hanno indicato come serviranno ulteriori misurazioni sia per confermare che effettivamente ci sia stata una modifica sia per cercare di capirne il meccanismo. I ricercatori hanno stimato che l’impatto della sonda spaziale da 610 kg di massa è avvenuto a circa 22530 km/h facendo espellere circa 900 tonnellate di materiale a Dimorphos.

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Il cambio dell’orbita dell’asteroide più piccolo ha avuto un impatto anche su Didymos (non risultando comunque pericoloso per la Terra). I detriti espulsi e poi entrati in orbita intorno all’asteroide più grande sarebbero in parte stati spazzati via dal vento solare e in parte si sarebbero riuniti in gruppi più compatti che sarebbero anche ricaduti sull’asteroide. Questo però non spiegherebbe completamente quanto osservato, anche se sarebbe l’ipotesi più probabile (attualmente) per Harrison Agrosa, della squadra di DART. Anche l’effetto YORP (ossia l’influenza della radiazione solare sulla rotazione), effetti mareali tra i due asteroidi, la perdita di massa e altri effetti non sarebbero l’origine di quanto misurato.

Un aiuto concreto potrebbe arrivare dall’ESA grazie alla missione HERA (che sarà lanciata l’anno prossimo e arriverà a fine 2026). Questa avrà come obiettivo proprio lo studio del sistema binario DidymosDimorphos in maniera più dettagliata di quanto possibile con LICIACube (che ha comunque fornito dati preziosi). Nel frattempo gli asteroidi continueranno a essere analizzati con altri strumenti come già accaduto in passato.