Come sappiamo la Stazione Spaziale Internazionale ha bisogno, circa ogni 2 o 3 mesi, di aumentare la propria altitudine (che nel frattempo è diminuita). Questo avviene a causa dell’attività solare che modifica la densità dell’atmosfera ma anche per accogliere nuove navicelle spaziali e per la disponibilità di capsule in grado di eseguire questa operazione. In generale la ISS orbita intorno ai 400 km di quota e finora sono stati impiegati o i motori delle navicelle cargo russe Progress, o i propulsori del modulo Zvezda o ancora, a partire dal 2022, la navicella cargo statunitense Northrop Grumman Cygnus. Negli scorsi giorni la NASA ha eseguito un nuovo test, questa volta con una navicella cargo SpaceX Dragon.
Con la possibilità nei prossimi anni che Roscosmos abbandoni il progetto della Stazione Spaziale Internazionale, l’agenzia spaziale statunitense (e i suoi partner) stanno cercando altre soluzioni per avere una maggiore flessibilità prima del termine delle operazioni previsto intorno al 2031. La navicella scelta è quella della missione di rifornimento CRS-31 (SpX-31) lanciata il 4 novembre con un razzo spaziale Falcon 9 dal Launch Complex 39A del Kennedy Space Center in Florida.
Una capsula SpaceX Dragon per il reboost della ISS
A bordo della navicella SpaceX Dragon erano presenti 2,8 tonnellate di rifornimenti per l’equipaggio della ISS, 56 esperimenti scientifici in vari ambiti e altro materiale. Come scritto sopra però, una delle novità più importanti di questa missione è stato il test di reboost della Stazione Spaziale Internazionale.
Secondo quanto riportato l’accensione dei motori è avvenuta alle 18:50 di venerdì. I propulsori posteriori Draco della capsula si sono accesi (con una spinta bassa) per 12,5 minuti modificando l’orbita di circa 113 metri per l’apogeo e di 1126 metri per il perigeo. Il test sembrerebbe essere stato eseguito correttamente e i dati ora saranno analizzati dagli ingegneri in vista di un futuro possibile impiego operativo.
Le capsule Dragon (comprese le varianti Crew Dragon) stanno continuando a venire essere impiegate per nuovi compiti o a superare i propri limiti. Per esempio durante la missione privata Polaris Dawn è stata raggiunta una quota massima di 1400 km mentre una modifica alle operazioni prevederà in futuro di far rientrare gli equipaggi sulla costa pacifica e non quella atlantica così da avere meno problematiche legate al rientro dei trunk non pressurizzati.
Recentemente la NASA ha anche accordato la possibilità di utilizzare un atterraggio propulsivo con i motori SuperDraco del Launch Abort System nel caso i paracadute dovessero avere delle problematiche durante il rientro. Infine una capsula modificata sarà impiegata per far rientrare in maniera sicura la Stazione Spaziale Internazionale alla fine della sua vita operativa.