SpaceX Starship: un nuovo lancio in uno o due mesi (forse) secondo Elon Musk

Come tutti gli appassionati di Spazio (e non solo) sanno, il 20 aprile 2023 si è tenuto il primo lancio di Starship da parte di SpaceX. Un momento che molti aspettavano e un grande spettacolo che promette, almeno in futuro, di rivoluzionare l’accesso allo Spazio sia con attività umane che con quelle robotiche e con satelliti. Non tutto è andato come previsto e le cause, in via ufficiale, devono essere ancora determinate. Nonostante tutto ci sono anche alcuni elementi interessanti da poter considerare già da ora.

Ricordiamo che Starship è il più grande razzo spaziale mai realizzato. Si compone di due stadi, con lo stadio inferiore chiamato Super Heavy alto 70 metri e con alla base 33 motori Raptor 2, mentre lo stadio superiore (chiamato Ship) che è alto 50 metri e con 6 motori alla base, 3 Raptor 2 atmosferici e 3 ottimizzati per il vuoto. La sua realizzazione servirà per riportare l’essere umano sulla Luna (con Artemis III e Artemis IV), inviare in orbita satelliti come quelli Starlink di seconda generazione, lanciare missioni interplanetarie e forse, un giorno, portare l’essere umano su Marte. Per il momento però gli occhi sono puntati tutti su Boca Chica (Texas) dove si trova Starbase, la zona di costruzione e test di SpaceX.

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SpaceX Starship e le ultime novità

Come abbiamo visto, il razzo spaziale Starship è riuscito a lasciare il pad di lancio (OLP) senza esplodere. Questo è già stato considerato un successo. Anche superare Max-Q senza distruggersi è stato un’altra pietra miliare importante da superare. Durante l’ascesa è stato mostrato come alcuni dei motori Raptor 2 del primo stadio non si fossero accesi o si fossero spenti successivamente (entro un minuto sei motori si sono spenti e prima dell’esplosione il totale potrebbe essere salito a 8 con alcuni non completamente funzionanti). Questo sarà sicuramente un punto da migliorare per le future prove.

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Anche il pad di lancio e i serbatoi di rifornimento vicino alla zona hanno subito danni che dovranno essere riparati apportando contestualmente altre modifiche. In particolare Elon Musk ha scritto “3 mesi fa, abbiamo iniziato a costruire un’enorme piastra d’acciaio raffreddata ad acqua da inserire sotto il supporto per il lancio. Non sarebbe stata pronta in tempo e pensavamo erroneamente, sulla base dei dati degli static fire che il Fondag [ndr. un tipo di cemento particolarmente resistente] avrebbe superato 1 lancio. Sembra che potremo essere pronti per lanciare nuovamente tra 1 o 2 mesi”.

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Dalle immagini riprese durante il lancio si sono visti diversi detriti, anche di grandi dimensioni, essere scagliati molto lontano. Grazie alle misure di sicurezza non ci sono stati feriti (come confermato dall’FAA) ma diversi danni alla zona circostante. Per questo è presumibile che SpaceX lavorerà non solo per modificare ciò che è “andato storto” durante il lancio ma anche le strutture di terra che potrebbero essere così in grado di resistere alle nuove prove. In particolare il flame diverter e la zona inferiore del pad saranno riviste (ma ancora i danni precisi devono essere stimati).

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Il National Weather Service stava osservando dall’orbita la zona rilevando, grazie ai satelliti meteo, il lancio compresa la scia di condensazione, la sua ombra e l’esplosione (grazie al sistema di rilevamento dei lampi). Questo ha mostrato come l’esplosione è accaduta a circa 40 km dalla costa texana (96.75W 25.95N). Altro punto da considerare è che poco dopo la fine del lancio di Starship è stato dichiarato ufficialmente che il razzo è esploso per l’attivazione del sistema FTS (Flight Termination System) che evita problemi più gravi quando un razzo perde il controllo.

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Una curiosità riguardante Rapid Unscheduled Disassembly o RUD, divenuta famosa durante i primi tentativi di lancio dei razzi Falcon e ancora di più con Starship è che non è collegata direttamente a SpaceX. A spiegarlo è stato Thomas (Tom) Mueller, uno degli sviluppatori dei motori Merlin dei Falcon e ora non facente più parte della società di Musk. In un tweet ha ricordato come il termine Rapid Unscheduled Disassembly lo ha sentito per la prima volta da David Crisalli quando ancora sviluppava razzi per passione. Successivamente, quando ci sono stati alcuni problemi con i Merlin lo ha voluto utilizzare e da lì è diventato un gergo comune per SpaceX (e poi diffuso in tutto il Web).