SpaceX ha lanciato per la settima volta il razzo spaziale Starship: catturato Super Heavy, Ship è andata distrutta

Nella mattinata di ieri è stato lanciato per la prima volta il razzo spaziale New Glenn di Blue Origin portando in orbita un carico utile. Nella nottata invece è stato il momento del settimo lancio del razzo spaziale riutilizzabile Starship di SpaceX. Per questa missione è stato impiegato il primo stadio Super Heavy Booster 14 (che aveva eseguito uno static fire a inizio dicembre 2024) e il secondo stadio Ship 33 (che aveva acceso i motori in occasione di uno static fire nella seconda metà di dicembre 2024 e poi ancora poco dopo). Con l’esecuzione del Wet Dress Rehearsal (WDR) tutto era pronto per il decollo.

Questo è stato il settimo lancio di SpaceX Starship con il sesto che era stato eseguito il 19 novembre e il quinto invece nella prima metà di ottobre. A differenza di quei lanci però, il secondo stadio del vettore prototipale utilizzato per Flight 7 era il primo di seconda generazione che, pur non avendo i motori Raptor 3, ha visto diverse migliorie e aggiornamenti così da progredire verso le versioni operative.

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Come abbiamo avuto modo di spiegare in passato, pur non cambiando il piano di volo principale (così da non dover richiedere nuove autorizzazioni all’FAA) ci sono state molte novità. Tra le principali segnaliamo un’altezza aumentata di 2 metri per avere maggiore spazio per i serbatoi, un nuovo scudo termico con piastrelle isolanti di nuova generazione e una raffreddata attivamente ma anche la presenza di dieci mockup di satelliti Starlink di terza generazione per dimostrare le capacità di rilascio (in questo caso suborbitali). Super Heavy Booster 14 invece ha impiegato per la prima volta un motore Raptor 2 atmosferico che aveva già volato con Super Heavy Booster 12 (l’unico catturato correttamente da Mechazilla).

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Settimo volo di SpaceX Starship: Super Heavy recuperato, Ship distrutta

L’apertura della finestra di lancio ufficiale negli scorsi giorni era stata fissata per le 23:00 del 16 gennaio (ora italiana), ma SpaceX ha annunciato poco prima del decollo effettivo che il lancio era stato posticipato alle 23:37. Intorno alle 21:00 la zona dei serbatoi del propellente ha iniziato le operazioni per permettere il riempimento dei due stadi di Starship con metano e ossigeno liquidi mentre il propellente ha iniziato a fluire poco prima delle 23:00. Avendo serbatoi più grandi di oltre 300 tonnellate per lo stadio superiore la quantità di propellente da immettere è superiore ma, nonostante tutto, la società è riuscita a mantenere tempistiche simili alla prima generazione.

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Il decollo è avvenuto, come previsto, alle 23:37 di ieri, 16 gennaio (ora italiana), con i 33 motori Raptor 2 atmosferici che hanno spinto Super Heavy Booster 14 e Ship 33, compreso uno di motori montati in precedenza su Booster 12. Superata la fase di massima pressione dinamica (Max-Q) è arrivato il momento dell’hot staging, con l’accensione dei motori del secondo stadio, lo spegnimento dei motori del primo e la separazione degli stadi. A questo punto Ship 33 ha proseguito il suo viaggio nello Spazio mentre il primo stadio ha iniziato il rientro verso Mechazilla (Pad A).

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Tutto è proseguito come previsto con Super Heavy che è “ricaduto” verso la Terra riuscendo, dopo meno di 7 minuti dal decollo, a essere catturato dalle “bacchette” (chopstick) di Mechazilla per la seconda volta. Un risultato che rimane incredibile se si pensa che il primo stadio è alto ben 70 metri e ha un peso di diverse tonnellate (pur arrivando con poco propellente nei serbatoi).

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Quello che si può notare rispetto al penultimo lancio è che il booster si è comportato meglio nelle fasi finali non perdendo parti essenziali della struttura esterna (che era stata rinforzata) e che non ci sono state “fiamme anomale” che si sono propagate dalla zona inferiore. Interessante notare che il Raptor 2 atmosferico riutilizzato (numero 314) sembra aver sopportato il riutilizzo aprendo la strada verso una cadenza di lancio superiore.

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Anche se Ship 33 sembrava potesse proseguire il volo verso l’Oceano Indiano per ammarare “dolcemente” sulla superficie, poco dopo la separazione degli stadi SpaceX ha perso il contatto con lo stadio superiore indicando genericamente un’anomalia. Ricordiamo che questa era una nuova versione di Ship, la prima di seconda generazione, e che quindi problemi nuovi erano possibili.

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Quanto accaduto, è da inquadrare in uno scenario dove Starship è ancora in fase prototipale e l’iterazione tipica di SpaceX per lo sviluppo (e la produzione) consente di avere nuove unità pronte al lancio in breve tempo. La perdita di Ship 33 è sicuramente un “brutto colpo” per la società che potrebbe modificare i piani futuri, ma non è in assoluto un fallimento. SpaceX ha dimostrato di essere in grado di riprendersi velocemente, imparare e implementare le modifiche velocemente per tornare a volare.

Poco dopo l’annuncio della perdita di Ship 33, confermata da SpaceX, sono apparsi online almeno due video, visibili qui sopra, che mostrerebbero i detriti rientrare nell’atmosfera nella zona delle Isole Turks e Caicos (che si trovano sopra la Repubblica Dominicana e dopo Cuba) in linea con la traiettoria ideale del secondo stadio. Non ci sono ancora ulteriori conferme della veridicità dei video, ma non sarebbe improbabile che quei filmati rappresentino effettivamente la distruzione di Ship 33. Non è chiaro se la distruzione sia avvenuta per un problema strutturale oppure per l’intervento del sistema AFTS (Automatic Flight Termination System) che ha rilevato un’anomalia di sistema. Ulteriori aggiornamenti potrebbero essere rilasciati nelle prossime ore.

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