Settore automotive sotto scacco: le aziende che lasciano la Russia rischiano di essere nazionalizzate

L’invasione della Russia in Ucraina continua, e il periodo di guerra ha ormai superato un mese, e sempre più aziende occidentali stanno abbandonando il Paese invasore. Tra queste ci sono quasi tutte le case costruttrici del settore automotive, che in un modo o nell’altro hanno sospeso o annullato le attività in Russia.

Come prevedibile, è arrivata la contromossa del governo russo, per parola proprio di Vladimir Putin. Secondo il presidente, chi lascia la Russia potrebbe vedere le proprie filiali nazionalizzate, con relativa perdita di tutti gli asset. Questo non significa certo che il governo Russo possa portare avanti la produzione delle automobili, ma assorbirebbe fabbriche, uffici, sedi, in pratica tutto quello che al momento è di proprietà dei costruttori europei, americani e asiatici.

Nelle scorse settimane abbiamo assistito a prese di posizione di diversi importanti gruppi. Renault è stata l’ultima a chiarire che avrebbe interrotto le operazioni in Russia, fermando la fabbrica di Mosca, del valore di circa 2,2 miliardi di euro. Al vaglio della casa francese anche lo stop di AvtoVAZ, che produce il brand locale Lada, e di proprietà di Renault per il 69%.

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Decisioni simili erano state prese da Mercedes, ed anche in questo caso l’azienda possiede una fabbrica vicino a Mosca, per altro aperta solo nel 2019, con un valore sempre vicino ai 2 miliardi di euro. La preoccupazione è che vada persa per sempre.

Stellantis, Volkswagen, Ford, si trovano tutte nella medesima situazione, mentre appare diversa la posizione di Hyundai. La casa coreana ottiene ottimi risultati nel mercato russo, che da solo gli vale più del 5% delle vendite totali. Inoltre la fabbrica di San Pietroburgo produce circa 200.000 veicoli all’anno, una quota decisamente importante. Per il momento le linee di assemblaggio si sono fermate, ufficialmente con la scusa della mancanza di componenti, ma sembrerebbe essere più un temporeggiare per decidere cosa fare. Il Gruppo Hyundai ancora fatica ad imporsi in Cina, e mollare la Russia potrebbe significare un grosso ridimensionamento nei piani di crescita pluriennali.

Chi non dovesse lasciare la Russia però rischia un contraccolpo collaterale, con il boicottaggio del marchio da parte di clienti europei e americani, ipoteticamente indispettiti dalla non presa di posizione.