Quando la struttura sospesa del radiotelescopio di Arecibo collassò portando alla distruzione del riflettore sferico sottostante il Mondo perse uno strumento importante non solo dal punto di vista scientifico ma anche da quello dell’immaginario collettivo. Questo radiotelescopio è infatti apparso in film, serie televisive e videogiochi decretandone un grande successo anche tra i non appassionati di Spazio. Del resto è stato il più grande radiotelescopio di questo tipo (con un diametro di 305 metri), dal 1963 fino al 2016, quando fu superato dal radiotelescopio cinese FAST.
Il primo danno alla struttura fu legato al cedimento di un grande cavo nell’agosto del 2020 con seguente rottura di diversi pannelli riflettenti. A distanza di alcune settimane un altro cavo danneggiò ulteriormente la struttura principale rendendola sostanzialmente non riparabile. Ad aggravare ulteriormente la situazione fu il collasso della struttura sospesa del radiotelescopio di Arecibo decretandone così la fine.
Nonostante gli appelli per una possibile ricostruzione, l’NSF (National Science Foundation) aveva già dichiarato che non erano disponibili fondi per i costosi lavori di riparazione, iniziando le operazioni di smantellamento. I dati sono stati comunque salvati e sono resi disponibili per gli scienziati che vorranno utilizzarli.
Un nuovo rapporto indica le cause della distruzione del radiotelescopio di Arecibo
In un nuovo rapporto pubblico sono state indicate le possibili cause che hanno portato alla distruzione del radiotelescopio di Arecibo. Secondo quanto riportato il crollo è stato dovuto al progressivo indebolimento delle strutture legato allo zinco utilizzato per il fissaggio dei cavi oltre alla forza dell’uragano Maria che ha colpito Porto Rico nel 2017, arrivando a essere classificato come uno di categoria 5.
A causa di venti che hanno toccato velocità tra i 168 km/h e i 190 km/h durante l’uragano, le strutture sospese del radiotelescopio hanno dovuto sopportare sollecitazioni strutturali tra le più grandi da quando venne costruito nel 1963. Le ispezioni successive all’uragano non rilevarono danni significativi per l’integrità del radiotelescopio di Arecibo, concentrando così le riparazioni verso componenti secondari e solamente uno dei grandi cavi di supporto (che effettivamente resistette).
Queste ispezioni si sarebbero però affidate a modelli e analisi effettuate non tenendo così conto del passare del tempo (che nel frattempo aveva portato a indebolire le strutture). A causa di danni nei cablaggi non visibili e allo zinco che aveva subito deterioramento da scorrimento nelle sezioni terminali (prese Spelter) il collasso era solo questione di tempo.
Nel rapporto viene anche sottolineato poi che il primo cavo a cedere (M4N-T) non era quello con il maggiore carico. Questo ha comunque portato a uno sbilanciamento dei carichi e a un cedimento di altre strutture a causa del deterioramento dovuto al tempo. Solamente un’estesa opera di riqualificazione e di sostituzione di molte componenti avrebbe potuto effettivamente essere risolutiva e salvare il radiotelescopio di Arecibo.