Con la frenata del mercato delle pompe di calore a inizio 2024, le aziende hanno dovuto ricalibrare i target e cercare di ottimizzare i costi. Diversamente da altri settori in cui la Cina domina il mercato mondiale – come fotovoltaico o batterie – per le pompe di calore la produzione ha ancora una certa distribuzione mondiale, più vicina al modello “produzione dove avviene l’installazione”.
Tuttavia il ruolo della Cina sembra stia cambiando rapidamente, e lo scopriamo da un report della IEA, Agenzia Internazionale dell’Energia, che rivela come in terra cinese si producano già una grande quantità di componenti anche di questa tecnologia. I numeri sono impietosi: 95% di compressori prodotti, e il 50% di compressori scambiati in termini monetari.
Come si vede dal grafico qui sopra, questa posizione dominante incide notevolmente sulla competitività a livello mondiale. Considerando il mercato delle pompe di calore aria-aria, in realtà le meno utilizzate per riscaldamento globale domestico, il costo di produzione livellato in Cina è molto competitivo rispetto all’Europa, e praticamente la metà se paragonato agli Stati Uniti.
Per le PdC aria-aria room, in pratica i classici climatizzatori piazzati nelle singole stanze, Giappone e India per ora riescono a tenere il passo. Ma il boom la Cina lo fa con le pompe di calore aria-acqua, quelle comunemente usate per riscaldare casa con pavimenti radianti ed altre soluzioni simili. Produrre in Cina è sempre circa il 50% più economico che negli Stati Uniti, e fino al 60% più economico rispetto all’Europa.
Come si legge nel report però, costo delle fabbriche e della manodopera non sono i fattori principali di questo vantaggio. Questi infatti incidono solo per una forbice che oscilla tra il 20% e il 40% del totale. Ciò che veramente dà una spinta in più è l’approvvigionamento dei componenti, soprattutto se questi si possono reperire internamente sfruttando le economie di scala. Questo fattore incide fino all’80%.