Nemmeno il cloud è infinito: problemi di capacità per Microsoft Azure

Uno dei vantaggi del cloud è che è elastico: è dunque in grado di fornire più (o meno) risorse di calcolo alla bisogna e in maniera molto rapida. Ma non sempre è così: all’inizio della pandemia gli hyperscaler, e in particolare Microsoft Azure, hanno avuto difficoltà nel rispondere alla domanda. Tale situazione sembra non essere ancora conclusa: Azure starebbe vivendo un momento di difficoltà nel soddisfare le richieste dei clienti.

Azure ha problemi di capacità: il problema è la filiera?

Diverse regioni di Microsoft Azure starebbero vivendo un momento di difficoltà: negli Stati Uniti, in Europa e in Asia alcuni clienti starebbero incontrando difficoltà nell’eseguire le proprie macchine virtuali e le proprie applicazioni perché non ci sarebbe semplicemente abbastanza potenza di calcolo a disposizione. In altri termini, Azure avrebbe finito le risorse che può assegnare ai clienti.

Ciò ha portato l’azienda a sospendere, secondo quanto riporta The Register, la possibilità di assegnare nuove macchine virtuali e nuove risorse di calcolo per i nuovi clienti.

Microsoft ha confermato che sta vivendo un momento di domanda “senza precedenti” e ha affermato che “se sarà necessario mettere delle restrizioni sulla capacità [di calcolo utilizzabile], prima restringeremo le prove e le applicazioni interne per dare priorità alla crescita dei clienti esistenti.”

Anche una realtà di dimensioni colossali come Microsoft sembra subire l’effetto dei problemi nella catena di approvvigionamento del materiale informatico: non solo ci sono problemi per procurarsi nuovi server, ma anche per gli apparati di rete, cosa che complica ulteriormente l’espansione della capacità nei data center degli hyperscaler come Azure.

La situazione in cui siamo è tale per cui le aziende non riescono a ottenere server da inserire nella propria infrastruttura e si rivolgono, dunque, al cloud pubblico, i fornitori del quale piazzano ulteriori ordinativi per far fronte alla domanda, peggiorando così la situazione della fornitura di server e apparati di rete. In un classico caso di cane che si morde la coda, dunque, l’unica cosa che sembra rimasta da fare è aspettare che la situazione migliori con un aumento dell’offerta. Che pare, però, ancora lontano dall’avverarsi.