MacBook Pro 14” M2 Pro: il vero cambiamento è sotto la scocca! La recensione

Il MacBook Pro 14” con processore Silicon M2 Pro è una macchina da guerra. Apriamo subito questa nuova recensione con una frase shock ma di fatto è un po’ quello che effettivamente ci ha trasmesso il nuovo notebook di casa Cupertino presentato solo via web lo scorso 17 gennaio assieme al fratello maggiore, il MacBook Pro 16” e al nuovo Mac mini sempre con M2 e M2 Pro.

L’idea di Apple nel realizzare questo tipo di MacBook Pro è quella di garantire al professionista di avere tra le mani un device con le giuste risorse necessarie per affrontare lavori pesanti di praticamente ogni tipologia. Effettivamente la macchina in prova è senza dubbio potente grazie al nuovo Apple Silicon M2 Pro, una CPU con 12-Core, GPU a 19-Core e Neural Engine a 16-Core. A tutto questo aggiungiamo la presenza di 32GB di memoria unificata e un’unità SSD da ben 2TB. Insomma siamo di fronte ad un MacBook Pro 14” dal prezzo di listino di 4.019 euro. Un prezzo di rilievo che in media, nelle varie configurazioni, abbiamo visto aumentare di 200/300 euro rispetto allo scorso anno a causa delle diverse problematiche tra shortage, evoluzione tecnologica, conflitti mondiali e anche cambiamenti economici. Siamo di fronte ad un prezzo elevato in parte giustificato dalla bontà del prodotto e che, come vedremo nelle conclusioni, si allinea al mercato che in generale negli ultimi anni ha visto aumentare i prezzi forse più del dovuto. Qui Apple ci mette di fronte ad un prodotto per professionisti ma questo non significa che i professionisti debbano ”strapagare” le loro macchine da lavoro.

Il MacBook Pro in prova è dunque in una configurazione importante, anche se non estrema, ma di fatto capace di essere considerata un investimento di lunga durata per coloro che necessitano di avere una vera workstation. Sì, perché seppur sia possibile configurare il MacBook Pro anche con chip M2 Max è altrettanto vero che la maggior parte degli utenti opterà proprio per questo M2 Pro risparmiando qualche cosa in termini economici ma avendo comunque una CPU solida e prestante e soprattutto, come vedremo, superiore a M1 Pro.

MacBook Pro 14” con M2 Pro: prezzi

Il nuovo MacBook Pro 14” con M2 Pro e M2 Max è disponibile in vendita in due diverse colorazioni quali argento e grigio siderale e il suo prezzo varia in base alle versioni:

  • MacBook Pro 14” M2 Pro con CPU 10 Core – GPU 16 Core – 16GB di RAM e 512GB di SSD a 2.499€
  • MacBook Pro 14” M2 Pro con CPU 12 Core – GPU 19 Core – 16GB di RAM e 1TB di SSD a 3.099€
  • MacBook Pro 14” M2 Max con CPU 12 Core – GPU 30 Core – 32GB di RAM e 1TB di SSD a 3.799€

MacBook Pro 14” con M2 Pro: cosa non cambia

Partiamo dal constatare velocemente che il nuovo MacBook Pro 14” (come anche la versione da 16”) non cambia in nulla a livello costruttivo ed estetico: Apple continua ad utilizzare l’ormai collaudato chassis unibody in alluminio, che ha dimostrato nel corso degli anni robustezza e capacità nel proteggere il notebook da urti e sollecitazioni meccaniche anche piuttosto estreme. Non cambiano le geometrie mantenendo quella che è stata la rivoluzione estetica dello scorso anno con una parte inferiore dalla forma meno smussata e graduale rispetto alle generazioni immediatamente precedenti.

Un’estetica che, come avevamo sottolineato, richiamava i portatili Apple dei primi anni 2000, i famosi “Powerbook” e “iBook” e che in qualche modo non è altro che un voler ritornare indietro nel tempo guardando però al futuro e alla modernità attuale. Ci sono ancora i quattro piedini di spessore abbastanza pronunciato che mantengono sollevato il sistema dal piano d’appoggio per un maggior ricircolo dell’aria e c’è anche una suggestiva scritta ”MacBook Pro” in rilievo incisa sul piano inferiore che di certo caratterizza questa linea di notebook di Apple, assente invece negli altri modelli.

Si mantengono chiaramente anche tutte le altre peculiarità che ci avevano colpito positivamente lo scorso anno. E parliamo in primis del connettore di alimentazione Mag Safe che aveva fatto il suo ritorno, dopo la sua mancanza negli anni addietro. Ha certamente salvato i portatili da rovinose cadute sul pavimento per un maldestro strattone del cavo di alimentazione e dunque il suo ritorno è più che gradito anche come segno distintivo di un vero MacBook di Apple. È il connettore d’alimentazione principale e permette all’utente di poter usufruire liberamente delle altre porte Thunderbolt USB-C che comunque sono in grado di alimentare il portatile, ed erogare fino a 15W per la ricarica/alimentazione di altri device.

Per la connettività si mantiene anche qui quanto già visto lo scorso anno come una porta HDMI capace di supportare il collegamento a dispositivi con risoluzione massima di 4K a 240Hz o addirittura, e questa è la novità di quest’anno, 8K a 60Hz come dei televisori. La possibilità di collegare monitor o televisori esterni senza dover obbligatoriamente occupare una porta USB, permette di avere maggior flessibilità d’impiego e oltretutto Apple dichiara apertamente il supporto al Variable Refresh Rate. Permane comunque la possibilità di usare le porte Thunderbolt per pilotare display esterni (in particolare con M2 Pro fino a due display esterni fino a 6K e 60Hz, mentre con M2 Max è possibile spingersi fino a 3 display 6K e un display 4K, sempre a 60Hz). C’è, come lo scorso anno, lo slot per le schede di memoria SDXC UHS-II che consente di scaricare velocemente materiale foto/video per operazioni al volo, senza dover usare adattatori o altri accessori. Infine sempre presente il connettore mini jack per cuffie e microfono, ancora mai eliminato da Apple sui suoi notebook.

Sul display abbiamo poco da dire per quanto concerne le novità visto che non ci sono. Il pannello era già stato ampiamente aggiornato lo scorso anno con la presenza della tanto chiacchierata “notch” che, anche in questa nuova versione, è presente non modificandosi per dimensioni o forma. Abbiamo già visto che questa nasconde una nuova videocamera, che finalmente offre risoluzione FullHD 1080p e grazie al connubio di maggior apertura e sensore più grande riesce a migliorare le prestazioni in condizione di bassa luminosità ambientale.

Riepilogando velocemente sappiate che siamo di fronte ad un “Liquid Retina XDR” dalla risoluzione di 3024 x 1964 pixel (254 pixel per pollice sulla diagonale di 14,2 pollici) in tecnologia IPS e con retroilluminazione FALD. La Mela dichiara per il funzionamento in HDR una luminosità di 1000 candele su metro quadro, con picco di 1600 nit, rapporto di contrasto di 1.000.000:1 e copertura del 100% dello spazio colore DCI-P3 del cinema digitale.

Bilanciamento RGB

MacBook Pro 14 – M2 Pro – Out of the box

Curva di Gamma SDR

MacBook Pro 14 – M2 Pro – Out of the box

. Luminanza misurata
. Gamma standard 2.2
Rapporto di contrasto: 16,484 : 1

Spazio Colore CIE 1931 – Coordinate cromatiche Yxy

MacBook Pro 14 – M2 Pro – Out of the box

. Gamut misurato Copertura Rapporto
. REC BT.709 99.97% 131.23%
. DCI P3 D65 96.72% 96.74%
. Adobe RGB 87.25% 97.28%
. BT.2020 69.38% 69.40%

DeltaE – Macbeth Color Checker

MacBook Pro 14 – M2 Pro – Out of the box

Le rilevazioni al colorimetro e spettrofotometro hanno confermato che il display del nuovo MacBook Pro 14 ha un comportamento di fatto identico a quanto riscontrato lo scorso anno (allora avevamo in prova il modello da 16 pollici, ma le prestazioni del display sono di fatto equivalenti). Un’ottima fedeltà cromatica e un ampio gamut caratterizzano questo display, che inoltre riesce a toccare in HDR il picco di luminanza di 1600 candele su metro quadro grazie anche alla tecnologia MiniLED. Quest’ultima, in abbinamento ai meccanismi di local dimming, permette di raggiungere un rapporto di contrasto di quasi 16500:1 in scenari SDR, che arrivano a quasi 40000:1 in scenari HDR.

Stesse caratteristiche anche per il comparto audio con un array a tre microfoni già introdotto nelle generazioni precedenti, con un miglior rapporto segnale-rumore e le tecnologie di beamforming direzionale e isolamento vocale che contribuiscono a realizzare registrazioni pulite da rumore di fondo e fruscii. Ottimo il sistema di diffusione audio, che conta sei altoparlanti e un woofer “force-cancelling” capace di una maggior potenza e una più ampia estensione verso i toni gravi. E a livello d’esperienza d’uso gli altoparlanti svolgono davvero un lavoro egregio, soprattutto nella visione di contenuti video che, chiaramente non possono arrivare al livello di un diffusore dedicato ma che in caso di situazioni ‘emergenziali’ o in mobilità possono fare le veci di un sistema di diffusione di un televisore sia per timbrica, sia per potenza. C’è chiaramente il supporto alla tecnologia di audio spaziale molto convincente con la scena sonora ampia e con l’impressione che il suono arrivi da altoparlanti collocati esternamente al corpo del portatile.

Attenzione perché c’è da considerare la novità della connettività wireless ossia il Wi-Fi 6E che oltre a supportare il classico 2,4 e 5 GHz aggiunge anche 14 canali da 80MHz o anche 7 canali da 160MHz sui 6GHz e questo dunque permetterà di avere una parte di spettro che ancora è praticamente del tutto libera perché utilizzata da pochissimi. L’uso del Wi-Fi 6E può permettere, via cavo, prestazioni con velocità vicine al gigabit anche se, vista la natura del MacBook Pro come portatile, sarà più facile e naturale l’uso in mobilità senza cavo. In questo caso occhio al nuovo standard perché la presenza di muri spessi o ostacoli possono facilmente abbattere velocità e spettro. Di fatto però i vantaggi di un Wi-Fi 6E sono notevoli e se si pensa all’ecosistema Apple ci si indirizza ad AirDrop: ecco che l’uso del nuovo standard permette, con i due device collegati simultaneamente alla stessa rete, di avere velocità estremamente maggiori grazie all’uso della banda a 6GHz che di fatto fa la differenza. Stessa cosa con Sidecar tra MacBook Pro e iPad Pro con M2.

MacBook Pro 14”: quanto sono potenti M2 Pro e M2 Max?

Passiamo a capire effettivamente sul campo cosa cambia a livello pratico con l’uso di una CPU Silicon M2 Pro rispetto ad M1 Pro dello scorso anno. Intanto sappiate che i nuovi processori di Apple sono realizzati utilizzando un processo a 5 nm di seconda generazione, per quelli con processo a 3 nm si dovrà attendere almeno la fine di questo 2023, secondo le indiscrezioni. M2 Pro e M2 Max sono progettati con più core CPU e GPU, più memoria unificata e una larghezza di banda di memoria maggiore rispetto a M2, che avevamo visto con il nuovo MacBook Air pochi mesi fa. Questo in soldoni, secondo Apple, offre prestazioni professionali significative pur mantenendo efficienza e dunque anche un risparmio energivoro.

In generale M2 Pro è stato progettato partendo da elementi costitutivi sovralimentati di M2 e ampliando la sua architettura per offrire un chip ancora più potente. Dotato di 40 miliardi di transistor, M2 Pro è costruito attorno a un sistema di memoria unificata con una larghezza di banda di memoria fino a 200 GB/s e con un supporto fino a 32 GB di memoria. A livello di CPU possiamo raggiungere i 12-core con otto core ad alte prestazioni e quattro core ad alta efficienza, mentre la sua GPU dispone di 19-core. Il risultato, a detta di Apple, è un chip con prestazioni della CPU fino al 20% più veloci e prestazioni della GPU fino al 30% più veloci rispetto a M1 Pro e il doppio della larghezza di banda della memoria di M2.

Per M2 Max invece si parla di 67 miliardi di transistor con un raddoppio del sistema di memoria unificato di M2 Pro e capace di offrire fino a 400 GB/s di larghezza di banda di memoria e fino a 96 GB di memoria. Ha lo stesso complesso di CPU a 12-core di M2 Pro ma raddoppia la GPU in un design a 38-core, con prestazioni della GPU fino al 30% più veloci rispetto a M1 Max e 4 volte la larghezza di banda della memoria di M2.

Sappiate inoltre che sia M2 Pro che M2 Max supportano i codec H.264 e HEVC e includono l’accelerazione ProRes per la codifica e la decodifica, consentendo di riprodurre più flussi di video 4K e 8K ProRes, preservando la potenza della CPU e della GPU per attività come la gradazione del colore o il rendering di titoli e animazioni in tempo reale. Nello specifico M2 Pro ha un singolo acceleratore ProRes mentre M2 Max ha due acceleratori ProRes per una maggiore capacità multistream consentendo a quest’ultimo di trasmettere fino a 43 flussi di video 4K o fino a 10 flussi di video 8K ProRes, mantenendo la CPU e la GPU libere per l’elaborazione di colori ed effetti.

Abbiamo registrato tramite la consueta suite di benchmark le prestazioni del SoC M2 Pro, andando a confrontarle con quelle degli altri sistemi portatili Apple equipaggiati con i processori M2, M1 Pro ed M1 che abbiamo avuto modo di provare in precedenza. A confronto con il MacBook Pro 14 oggetto di questa recensione troviamo pertanto MacBook Air M2, MacBook Pro 16 di prima generazione e MacBook Pro 13 con SoC M1.

I test che abbiamo condotto ci hanno permesso di riscontrare un incremento prestazionale abbastanza significativo rispetto al SoC M1 Pro di precedente generazione: in generale si riscontra un guadagno del 40% in più per quanto riguarda la capacità di calcolo della CPU in scenari multicore (il guadagno in single core è più contenuto, attorno al 10% circa), mentre per quei carichi di lavoro che chiamano in causa la GPU troviamo prestazioni superiori fino al 35% circa.

Il confronto con M2 mostra invece un sostanziale pareggio, di fatto prevedibile, negli scenari single core, mentre un incremento del 50%-70% in più (a seconda del test e quindi del tipo di workload) negli scenari multi-core. Il confronto prestazionale sul lato GPU è invece abbastanza impressionante, con picchi che possono superare il 90%.

Tutti i test sono stati condotti con il portatile alimentato a batteria (allo stesso modo di quanto fatto anche con gli altri portatili a confronto), dal momento che abbiamo già riscontrato anche in altre occasioni che il livello prestazionale di queste macchine non cambia a seconda dell’alimentazione utilizzata.

Per scoprire in che modo MacBook Pro 14 gestisca il compromesso tra consumi, prestazioni e dissipazione del calore, abbiamo condotto uno stress test abbastanza artificioso che saturasse le risorse del sistema.

Lo stress test ha previsto l’esecuzione contemporanea di differenti benchmark in maniera tale da caricare CPU, GPU, sistema memoria e sistema disco: Cinebench, Handbrake, 3DMark e Unigine Valley. Dopo un periodo di 10 minuti di idle, lo stress test è stato protratto per 20 minuti e il log è stato terminato una volta che le temerature interne sono tornate a stabilizzarsi. Consumi e frequenze operative sono state registrate con il comando powermetrics da Terminale, temperature e velocità delle ventole sono state tracciate con l’utility TgPro.

Lo stress test ha permesso di riscontrare un comportamento interessante: nel momento in cui c’è in esecuzione un carico di lavoro che non implica l’attività della GPU, alla CPU è lasciato “campo libero” per esprimere tutta la sua potenza di calcolo. Quando viene chiamata in causa anche la GPU, i core CPU ad alta efficienza continuano ad operare al massimo, mentre i core per le prestazioni vengono moderati, lasciando che siano i core GPU a prendersi tutta l’energia messa a disposizione dal sistema.

L’analisi delle temperature mostra invece come le ventole continuino a regolare la loro velocità di rotazione per mantenere i componenti del SoC entro temperature accettabili, ma sono capaci di spingersi fino a quasi 6000 giri al minuto quando i core CPU, lasciati liberi di “correre”, vanno a toccare i 100 gradi. In condizioni di idle le temperature interne dei Core CPU e GPU si collocano attorno ai 30-35 gradi.

L’autonomia? Ancora una volta migliore

Sulla batteria sappiate che il nuovo MacBook Pro 14” ne possiede una da 69,6 Wh che permette chiaramente il trasporto a bordo di aerei visto che secondo i regolamenti FAA e EASA è necessario stare al di sotto dei 100 Wh, ma soprattutto garantisce un’ottima autonomia in vari scenari di utilizzo. La batteria è al solito suddivisa in vari moduli che permettono di sfruttare al massimo lo spazio all’interno della scocca e occupare dunque ogni singolo spazio come quello al di sotto del trackpad.

Apple in questo caso decide di proporre agli utenti in confezione di vendita un alimentatore da 67W con la versione con M2 Pro a 10-Core oppure un alimentatore da 96W (come quello da noi usato) che invece viene incluso appunto nelle versioni con M2 Pro da 12-Core o con M2 Max, anche se lo ricordiamo è sempre possibile configurarlo a proprio piacimento.

Secondo quanto dichiarato da Apple, un utente medio dovrebbe poter sfruttare questo nuovo MacBook Pro 14” per riuscire ad ottenere almeno un’autonomia di 18 ore con riproduzione continua di video e fino a 12 ore invece per quanto concerne la navigazione su web in streaming. Numeri che permetterebbero un’autonomia maggiore rispetto a quanto possibile con i MacBook Pro dello scorso anno.

Ora come sempre l’uso che ne facciamo nei test è a due vie ossia blando proprio come dichiarato da Apple con un utilizzo in navigazione su web in streaming o anche con riproduzione di video ma anche quello più spinto ed estremo che ci permette di capire effettivamente quanto è possibile usare il MacBook Pro senza collegarlo alla presa di corrente. Nella prova più estrema solitamente utilizziamo Pugetbench per Adobe Premiere Pro, in quanto come già sottolineato rappresenta un profilo di lavoro abbastanza aderente ad uno scenario reale. I risultati in questo caso sono davvero interessanti per un portatile potente come questo visto che riusciamo a completare continuativamente Pugetbench poco meno di 5 ore, fino allo spegnimento della macchina.

Prezzi sempre più alti per tutti i MacBook Pro

Dando uno sguardo al listino prezzi, come detto in apertura, non possiamo che osservare un aumento generalizzato dei prezzi di vendita dei nuovi MacBook Pro. Ci sono tre configurazioni standard con prezzi da 2.499€, 3.099€ e 3.799€ che chiaramente differiscono per tipologia di processore con CPU a 10-Core, 12-Core e poi ancora con la GPU a 16-Core, 19-Core e 30-Core o in ultimo anche la RAM da 16GB o 32GB.

Come già con altri device Apple è possibile configurare il MacBook Pro in base alle proprie esigenze anche se in questo caso è bene ricordare che una volta scelta la configurazione e spedita la conferma di ordine, il notebook non potrà più essere modificato visto che la componentistica è direttamente integrata nella scheda logica e dunque non sarà possibile alcun upgrade a posteriori. Un passaggio da tenere bene a mente soprattutto in ottica di tenuta nel tempo della macchina: in tal caso sarebbe opportuno magari scegliere una configurazione anche poco superiore alla propria esigenza reale.

In particolare sappiate che gli aumenti di memoria unificata al di sopra dei 64GB sono disponibili solo con M2 Max e soprattutto per raggiungere il massimo ossia 96GB si dovrà scegliere il processore M2 Max con CPU a 12-Core e GPU a 38-Core. In questo caso per acquistare la versione top di gamma con M2 Max da 12-Core e GPU a 38-Core, 96GB di RAM e SSD da ben 8TB il prezzo salirà a 7.479 euro.

Non solo perché sappiate che il prezzo di 3.099€ per la versione di ingresso del MacBook Pro da 16” con M2 Pro (CPU a 12-Core e GPU a 19-Core), 16GB di memoria è lo stesso a quello di un MacBook Pro 14” ma con 1TB di SSD di storage invece che 512GB a cui viene proposto il MacBook Pro 16”.

Un MacBook Pro che si conferma unico nel suo genere

Il nuovo MacBook Pro è un notebook per tre diversi profili di utenti: il grafico che ha necessità di usare software pesanti e impegnativi per grafica 3D, il creativo che usa il MacBook Pro per disegnare o anche per realizzare rendering e ancora gli sviluppatori che devono per forza di cose non avere limiti alla potenza pura. Ancora una volta il MacBook Pro è una macchina progettata e realizzata da Apple come pura workstation capace di proporsi in una fetta di mercato ben precisa: quella del professionista.

Apple ha ancora una volta realizzato un portatile capace di massimizzare quanto fatto con la precedente generazione decisamente già a livelli elevati, implementando alcune novità tecnologiche come il Wi-Fi 6E ma anche aumentando non solo la potenza pura da utilizzare ma anche rendendo ancora più efficiente questa potenza in rapporto alla batteria e all’autonomia che aumenta le sue prestazioni che già erano incredibili rispetto ai risultati ottenuti con notebook Windows.

A livello costruttivo il MacBook Pro 14” di quest’anno è identico a quello dell’anno scorso e questo non può che essere considerato, almeno secondo il nostro soggettivo giudizio, un merito per due motivi: da una parte il fatto che il lavoro della precedente generazione era stato ottimale con una macchina robusta e solida grazie al chassis unibody in alluminio e ad un cambio importante del design capace di ricordare i vecchi ”PowerBook”, anima storica dell’azienda per tutti i suoi fan. Dall’altra c’è una sorta di dichiarazione trasparente da parte di Apple nel considerare questi nuovi MacBook Pro come macchine evolutive che vedono il passaggio dai chip M1 Pro e M1 Max a i nuovi M2 Pro e M2 Max e dunque devono essere prese per tali.

Ci sono chiaramente dei pilastri importanti da considerare anche su questo nuovo MacBook Pro 14” (o anche 16”) e parliamo di uno schermo straordinario per fedeltà cromatica o anche per profondità. È un pannello per i veri professionisti dell’immagine che possono tranquillamente operare anche in mobilità senza doversi preoccupare di scendere a compromessi. C’è sì la notch, divenuta forse più un’icona di stile che un vero e proprio accessorio fondamentale ma di certo nasconde una camera ora performante con riprese a 1080p. Ci sono poi alcuni ritorni più che graditi e che riguardano il Mag Safe per la ricarica che possiamo dichiarare come un vero e proprio valore aggiunto al portatile per preservarlo da possibili cadute. C’è una porta HDMI oltre al ritorno dello slot per la scheda SD che permettono di non dover ricorrere a fastidiosi hub o dongle. Non c’è più la Touch Bar, rimasta solo sulla versione da 13 pollici. Un peccato a livello stilistico ma capiamo che forse era una soluzione non congeniale ai professionisti che sono soliti usare molto più spesso le scorciatoie da tastiera.

Palese però che il passaggio ad M2 Pro o M2 Max pesa, non troppo, su di un miglioramento delle prestazioni generali del notebook che continua a mietere vittime tra i concorrenti e si ritrova senza ombra di dubbio sul podio grazie al connubio di consumi, prestazioni ma anche autonomia. Apple in questo continua ad essere più passi avanti alla concorrenza Windows e forse il poter lavorare su proprie CPU non può che determinare un vantaggio importante rispetto ad altri e che nelle prove su strada poi si fa sentire. Sappiamo bene che i problemi con i precedenti MacBook Pro con processore Intel erano soprattutto quelli inerenti l’autonomia. Con i processori M di Apple tutto questo è un mero ricordo e ora il professionista può davvero usare il MacBook Pro in mobilità senza praticamente preoccuparsi di questo aspetto grazie ad un’efficienza incredibile.

MacBook Pro con M2 Pro e Max è un notebook a cui è difficile trovare dei difetti o dei punti di debolezza. C’è la costruzione a regola d’arte, c’è uno schermo incredibile, ci sono prestazioni da macchina professionale senza indugi e c’è anche un’autonomia che nessun altro riesce ad ottenere al momento. Ci sono ottimi notebook Windows che con le ultime CPU e GPU possono sicuramente competere con i nuovi M2 Pro e M2 Max ma di fatto è difficile che ottengano gli stessi bassi consumi con l’alimentazione scollegata. Di certo la fortuna di Windows ancora oggi la fanno i software che molto spesso vengono sviluppati solo per questa piattaforma e per molti professionisti la scelta di Windows rimane praticamente obbligata.

Palese che se si è in possesso di un MacBook Pro con processori M1 Pro o Max il passaggio a questi nuovi M2 Pro e Max non è consigliato a meno di vere esigenze hardware o magari a questioni legate a sostituzioni del prodotto a livello aziendale. L’incremento di potenza c’è e lo abbiamo visto ma di fatto il vero cambiamento prestazionale probabilmente arriverà con i processori M3 con processo produttivo a 3nm che faranno sentire i benefici sul serio.

Nota dolente (o forse no) sui nuovi MacBook Pro? Sicuramente i prezzi ma con un grosso ma. Il listino parla di un MacBook Pro 14” che parte da 2.499 Euro con M2 Pro e che può arrivare a 3.799 Euro per la versione con M2 Max. Prezzi che, come abbiamo detto, sono senza dubbio importanti o addirittura esagerati per alcuni. Ma non per i professionisti che cercano una workstation a tutto tondo e che qui possono facilmente trovare pane per i loro denti.

Osservando il mercato è possibile trovare notebook Windows similari al MacBook Pro per potenza, componentistica e magari anche prezzo. Ma anche qui è necessario considerare che non sempre la potenza debba essere messa in primo piano. C’è da tenere conto anche di altre funzionalità che quotidianamente possono avere un peso maggiore del puro hardware. Parliamo della qualità dello schermo, della batteria e di conseguenza dell’autonomia, di componenti come il trackpad (davvero, è il migliore) o anche il semplice Mag Safe. Tutto deve venire considerato nella validità di una macchina da lavoro come questa: il MacBook Pro 14” con M2 Pro è sicuramente una workstation a tutto tondo.