Le previsioni sul futuro del lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale diventano sempre più concrete e allarmanti. Victor Lazarte, general partner di Benchmark, società di venture capital che ha sostenuto giganti come Uber, Asana, Snap e WeWork, ha recentemente espresso posizioni nette riguardo l’impatto dell’IA sul mercato del lavoro, contraddicendo la narrativa rassicurante proposta da molte grandi aziende.
Victor Lazarte, General Partner di Benchmark
Durante un episodio del podcast “Twenty Minute VC”, Lazarte ha dichiarato senza mezzi termini che non è vero che l’intelligenza artificiale stia semplicemente potenziando i lavoratori. Secondo l’investitore, l’IA sta invece “sostituendo completamente le persone” e due categorie professionali dovrebbero essere particolarmente preoccupate: avvocati e reclutatori.
Secondo Lazarte l’IA non sta migliorando i professionisti, li sta sostituendo
“Le grandi aziende dicono spesso cose come ‘l’intelligenza artificiale non sta sostituendo le persone, ma le sta supportando'”, le sue parole esatte durante il podcast riportate da Business Insider. “Questa è una stronzata. L’IA sta sostituendo completamente le persone”, ha aggiunto.
Gli avvocati, specialmente i neolaureati e i collaboratori junior, potrebbero vedere le loro mansioni tradizionali automatizzate in tempi relativamente brevi, secondo l’esperto, che ha lanciato un monito agli studenti di giurisprudenza invitandoli a riflettere su quali competenze potranno offrire tra tre anni che l’intelligenza artificiale non sarà in grado di replicare. La sua conclusione è drastica: “Non saranno molte”.
Il dibattito sull’uso dell’IA nell’ambito legale si sta facendo sempre più incandescente. A marzo, durante una conferenza di tecnologia legale citata dalla fonte, l’avvocato Todd Itami dello studio Covington & Burling ha definito i suoi colleghi “dinosauri”, esortandoli a “svegliarsi” e ad adattarsi all’uso dell’IA, considerandolo “imperativo” per il loro successo futuro. Le attività più ripetitive e amministrative, tradizionalmente affidate ai collaboratori più giovani – dalla ricerca giuridica alla redazione di documenti preliminari – rappresentano i primi candidati all’automazione. Gli strumenti di IA possono analizzare enormi quantità di precedenti legali, redigere bozze di contratti e svolgere ricerche approfondite in una frazione del tempo richiesto da un professionista umano.
Analogamente, anche il settore del reclutamento sta subendo una trasformazione accelerata. Startup come OptimHire, che ha recentemente raccolto 5 milioni di dollari di finanziamenti, stanno sviluppando agenti di intelligenza artificiale capaci di gestire l’intero processo di assunzione: dalla ricerca dei candidati, allo screening telefonico, fino alla programmazione dei colloqui. I dipartimenti di risorse umane stanno già implementando strumenti di IA in diverse fasi del processo di selezione, dalla revisione dei curriculum alla valutazione preliminare dei candidati, sistemi che promettono di rendere il processo più rapido ed efficiente ma che al contempo mettono in dubbio le possibilità occupazionali dei professionisti del settore nel prossimo futuro.
Bill Gates, co-fondatore di Microsoft, ha recentemente espresso previsioni anch’esse radicali, affermando che “l’intelligenza artificiale sostituirà gli esseri umani per la maggior parte delle cose” e che solo tre tipologie di lavoro rimarranno al sicuro nel lungo periodo: biologi, esperti di energia e programmatori. Gates ha persino previsto che l’IA sostituirà medici e insegnanti entro un decennio, quindi il computo delle categorie professionali che devono “svegliarsi” sale a quattro, cinque se si considera uno studio recente di Citigroup secondo cui il 54% degli impieghi del settore finanziario potrà essere sostituito dalle tecnologie più moderne di intelligenza artificiale.
Lazarte prevede che le aziende diventeranno più ricche e molto più piccole, con team ridotti ma altamente produttivi grazie all’automazione: “Queste aziende da trilioni di dollari saranno gestite da team molto piccoli”, ha affermato, aggiungendo che “le persone che possiedono azioni diventeranno più ricche, i fondatori diventeranno molto più ricchi”. Tuttavia, se da un lato l’IA potrebbe sbloccare un enorme valore per la società, dall’altro rischia di approfondire le disuguaglianze esistenti, creando un divario ancora più marcato tra chi possiede il capitale e chi dipende esclusivamente dal proprio lavoro. La visione più estrema di Lazarte si spinge fino a prevedere un futuro in cui “avremo un’app che ci dice solo cosa fare per tutto il giorno”, e la cosa preoccupante è che probabilmente questo “ci piacerà”. Diventeremo, insomma, del tutto “obbedienti al volere delle macchine”.