L’IA per decifrare antiche lingue: la speranza che GPT-5 aiuti a capire il Lineare A (e altre)

È un mistero che perdura dal 1900, quando Sir Arthur Evans scoprì la prima iscrizione a Creta. Sono molte le forme di scrittura a rimanere indecifrate, ma il Lineare A è forse la più famosa di tutte. Un approccio interessante per la decifrazione potrebbe arrivare dai modelli linguistici di grandi dimensioni di prossima generazione come GPT-5 di OpenAI, come scrive Mikhail Parakhin di Microsoft.

GPT-5 per decifrare i testi antichi

Iscrizione in Lineare A

Si presume che il Lineare A fosse un sillabario per scrivere la lingua minoica, su cui si hanno poche certezze: è altamente probabile che fosse una lingua precedente all’arrivo dei Greci, ma ci sono svariate ipotesi che la collocano nell’ambito dell’indoeuropeo (tra le lingue anatoliche, tra quelle indo-iraniche o anche come parente del greco) così come al di fuori di esso, ad esempio ipotizzando che sia una lingua paleoeuropea nella stessa famiglia dell’Etrusco.

Il Lineare A è alla base del Lineare B, che invece è stato decifrato e che si è scoperto essere stato usato, in un’epoca successiva, per scrivere il greco miceneo, la varietà più antica a noi nota del greco. Proprio la decifrazione del Lineare B ha portato a tentativi di interpretazione della varietà A sulla base della corrispondenza fonetica della B, ma finora senza successo.

Come fa notare Parakhin, GPT-4 non è ancora sufficientemente potente, ma GPT-5 potrebbe finalmente portare a un passo in avanti – se non a una decifrazione completa, magari a un nuovo collegamento che consenta di proseguire nell’indagine.

Va detto che Parakhin non commenta sull’effettiva capacità di GPT-5 di aiutare in questo caso, ma esprime semplicemente una speranza. E questo è proprio il punto: i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM, large language models) si sono rivelati estremamente utili nell’approcciare problemi di vario tipo e non è escluso che possano essere usati anche per decifrare lingue e sistemi di scrittura che finora hanno eluso l’abilità d’indagine degli esperti.

Sarà interessante vedere quale aiuto gli LLM potranno dare ai linguisti e agli archeologi in futuro e se davvero questi strumenti ci sapranno aiutare a capire meglio alcuni aspetti ancora non chiari del nostro passato.