Un tribunale finlandese ha messo la parola fine al più grande caso di violazione di dati sanitari mai avvenuto nel Paese nordico, condannando l’hacker Aleksanteri “Julius” Kivimäki a 6 anni e 3 mesi di reclusione. Il 26enne è stato giudicato colpevole di aver violato i sistemi della società di psicoterapia privata Vastaamo, rubando gli appunti riservati di migliaia di pazienti per poi ricattarli spietatamente.
L’indagine, protrattasi per quasi due anni, ha portato alla luce una mente criminale senza scrupoli, disposta a violare la sfera più intima delle vittime pur di trarne profitto. Kivimäki, noto anche con l’alias “Zeekill”, aveva inizialmente cercato di estorcere oltre 400.000 euro alla stessa Vastaamo, minacciando di rendere pubblici i dati sensibili dei pazienti. Al rifiuto dell’azienda, ha inviato e-mail minatorie direttamente alle vittime, chiedendo loro un riscatto, pena la diffusione online delle informazioni terapeutiche.
La gravità dell’accaduto non si è limitata alla sfera economica. Migliaia di persone hanno visto violata la loro privacy in un ambito così delicato come la salute mentale, con conseguenze devastanti. Almeno un suicidio è stato collegato direttamente al caso, evidenziando l’impatto psicologico di un simile trauma.
Il tribunale ha descritto il crimine come “eccezionale” e “il più grande mai avvenuto nel Paese”, sottolineando la natura spietata dell’atto criminale che ha approfittato della “particolare debolezza” delle vittime. Le accuse contestate a Kivimäki comprendevano 9.231 capi di imputazione per diffusione di informazioni in violazione della privacy personale e 20.745 capi di tentata estorsione aggravata.
Nonostante le prove schiaccianti, tra cui commenti online, utilizzo di server e indirizzi IP riconducibili all’hacker, Kivimäki si è dichiarato innocente, mostrando un’indifferenza inquietante verso le sofferenze causate. La sua condanna, seppur significativa, solleva interrogativi sulla sua effettiva capacità di fungere da deterrente, considerando la possibilità di una riduzione della pena per buona condotta.
Il caso Vastaamo però non si chiude con questa sentenza. Le vittime attendono ancora di vedere riconosciuto un risarcimento per i danni subiti, mentre si aprono le porte a possibili procedimenti civili. Inoltre, il fondatore di Vastaamo è stato condannato a 3 mesi di reclusione con sospensione della pena per non aver adeguatamente protetto i dati dei pazienti.