Grazie agli osservatori gestiti dall’ESO (Osservatorio Europeo Australe) in Cile sono state fatte scoperte e scritte pagine di storia nell’astronomia. Questa grande risorsa scientifica è però messa a rischio da un nuovo progetto, chiamato Inna, per la produzione di idrogeno verde da parte di AES Andes, una sussidiaria della società elettrica statunitense AES Corporation. Per questo amministratori del sito di ricerca e osservazione e gli scienziati che ci lavorano chiedono che la sua realizzazione venga fermata per preservare uno dei cieli con minore inquinamento luminoso tra quelli disponibili sulla Terra.
Secondo quanto riportato, AES Andes avrebbe presentato la richiesta di valutazione di impatto ambientale per il progetto Inna che porterebbe alla creazione di un sito di produzione che comprenderebbe tra gli altri di una zona industriale da oltre 3000 ettari, la presenza di un porto e impianti di produzione di ammoniaca e idrogeno oltre soluzioni per la produzione di energia elettrica vicino al Paranal come energia solare, eolica oltre all’accumulo di energia grazie a batterie.
L’ESO è fortemente preoccupato per via dell’inquinamento luminoso che questo sito produrrebbe nel deserto dell’Atacama. Questa zona presenta ancora una scarsa illuminazione artificiale e grande stabilità atmosferica così da rendere più semplici e migliori le osservazioni da parte dei telescopi terrestri presenti in zona come il Very Large Telescope (VLT), il Very Large Telescope Interferometer (VLTI), il VLT Survey Telescope (VST) e il Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy (VISTA).
Uno studio che riporta il poco inquinamento luminoso nella zona del Paranal
Con una distanza compresa tra 5 km e 11 km dalla zona dei telescopi dell’ESO, parte delle strutture del sito Inna minaccerebbero le osservazioni e quindi la ricerca scientifica causa dell’inquinamento luminoso emesso durante il periodo di funzionamento del progetto. L’avvio della costruzione è attualmente prevista per febbraio 2027 con un costo di circa 10 miliardi di dollari.
Xavier Barcons (direttore generale dell’ESO) “la vicinanza del megaprogetto industriale AES Andes al Paranal rappresenta un rischio critico per i cieli notturni più incontaminati del pianeta. Le emissioni di polvere durante la costruzione, l’aumento della turbolenza atmosferica e, in particolare, l’inquinamento luminoso avranno un impatto irreparabile sulle capacità di osservazione astronomica, che finora hanno attirato investimenti multimiliardari da parte dei governi degli Stati membri dell’ESO”. Itziar de Gregorio (rappresentante dell’ESO in Cile) ha aggiunto che “il Cile, e in particolare il Paranal, è un posto davvero speciale per l’astronomia: i suoi cieli bui sono un patrimonio naturale che trascende i confini e porta benefici a tutta l’umanità. È fondamentale considerare sedi alternative per questo megaprogetto che non mettano in pericolo uno dei tesori astronomici più importanti al mondo”. La speranza è di riuscire a bloccare l’attuale progetto per cercare una soluzione che da un lato tuteli le strutture di ESO e dall’altro possa comunque contribuire alla creazione di posti di lavoro in Cile e alla transizione energetica.