Il telescopio spaziale Hubble ha scoperto due quasar nell’Universo primordiale

Negli ultimi mesi sono molte le notizie che riguardano la scoperta di novità riguardanti l’Universo primordiale, novità possibili grazie ai nuovi strumenti scientifici (come il JWST), nuovi metodi di indagine e intuizione degli scienziati. L’ultima scoperta è stata realizzata grazie ai dati del telescopio spaziale Hubble che ha scoperto due quasar all’interno di altrettante galassie quando l’Universo aveva “solamente” 3 miliardi di anni.

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Questo genere di analisi sono utili agli scienziati per capire com’è nato e come si è evoluto (nel dettaglio) il nostro Universo e a quali strutture ha dato origine e oltre a poter consentire di immaginare scenari futuri. Ecco quello che che è emerso nel recente studio pubblicato sulla rivista Nature.

Il telescopio spaziale Hubble e i due quasar nell’Universo primordiale

Lo studio dal quale è stata estrapolata la notizia ha titolo A close quasar pair in a disk–disk galaxy merger at z = 2.17. Secondo quanto riportato dagli scienziati si tratta di una coppia di quasar che si trovano all’interno di due galassie in via di fusione. I quasar sono tipologie particolari di buchi neri supermassivi attivi in quanto attorno a loro hanno materiale che viene attirato verso la singolarità, oltre l’orizzonte degli eventi.

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In generale nell’Universo primordiale erano frequenti gli scontri tra galassie che si fondevano per crearne di nuove, più grandi e massive. Difficilmente però è stato possibile in passato rilevare due quasar in fase di fusione. Grazie ai nuovi strumenti (il telescopio spaziale Hubble non è poi così recente) e metodologie di analisi questo genere di osservazioni sono più frequenti.

Yu-Ching Chen (autore principale dello studio) ha dichiarato che “conoscere la popolazione progenitrice dei buchi neri alla fine ci dirà dell’emergere di buchi neri supermassicci nell’Universo primordiale e di quanto frequenti possano essere queste fusioni”.

La difficoltà nel rilevare quasar così vicini è che la risoluzione degli strumenti deve essere in grado di capire che non si tratta di un singolo oggetto ma di due oggetti. Per questo non è stato impiegato solamente il telescopio spaziale Hubble ma anche gli osservatori Keck, Gemini, Jansky e Chandra che hanno permesso di raccogliere diverse lunghezze d’onda e quindi un maggior numero di dati.

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HST è stato comunque determinante per capire che quelli erano effettivamente due quasar molto vicini e non altre tipologie di oggetti celesti. Sempre il telescopio spaziale ha anche mostrato una distorsione dell’emissione dovuta alla grande massa raccolta in un punto molto piccolo creando “stelle con le code”. A causa delle distorsioni gravitazionali c’era la possibilità di confondere questi due quasar come un’unica sorgente deformata, eventualità esclusa grazie a Keck.

Attualmente, quelle che a noi appaiono come due galassie in fase di fusione, dovrebbero aver creato un’unica grande galassia ellittica essendo passati circa 10 miliardi di anni. I quasar si potrebbero essere invece fusi in un grande buco nero supermassiccio. Grazie a strumenti, come il Nancy Grace Roman Space Telescope, permetteranno di raccogliere ulteriori dati su questo genere di corpi celesti.