Circa due mesi fa, durante il Salone internazionale dell’aeronautica e dello spazio di Parigi, durante una chiacchierata informale con il presidente francese Macron, era emerso come il nuovo razzo spaziale europeo Ariane 6 potesse volare per la prima volta solo nel 2024 e non più entro il 2023, come invece era stato dichiarato in passato. Questa informazione venne ridimensionata e sembrava possibile, per quanto difficile, che effettivamente l’obiettivo potesse essere centrato.
Ora abbiamo la conferma da parte dell’ESA e della stessa Arianespace che effettivamente il vettore pesante europeo di nuova generazione non debutterà prima del prossimo anno, aggiungendo così mesi ulteriori di ritardo rispetto a quelli già trascorsi. La gestione dell’accesso allo Spazio da parte dell’Europa è stata molto complessa negli ultimi anni e, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, si è fatta critica.
Il razzo spaziale Ariane 6 debutterà solo nel 2024
Il nuovo razzo spaziale avrebbe dovuto debuttare mesi fa, così da evitare di lasciare l’Europa senza un vettore pesante visto la fine della produzione e dei lanci del precedente Ariane 5. Purtroppo i ritardi hanno fatto in modo che l’Europa non abbia attualmente un razzo spaziale in grado di portare carichi utili di grande massa e non lo avrà per i prossimi mesi.
L’annuncio è avvenuto all’interno di un comunicato stampa congiunto ESA/Arianespace dove viene scritto chiaramente che verrà trovato “un periodo di lancio per il volo inaugurale di Ariane 6 nel 2024”. Come scritto in passato, attualmente ESA si è dovuta affidare agli USA e in particolare a SpaceX per portare in orbita, tra gli altri, il telescopio spaziale Euclid.
I Falcon 9 sono razzi decisamente prestazionali e in grado di avere una cadenza di lancio invidiabile grazie al riutilizzo del primo stadio. Lasciare però un settore strategico come quello dei vettori spaziali in mano a una nazione straniera (per quanto alleata) è una scelta che può essere tollerabile solo nel breve periodo. Lo scopo principale dell’Europa e di ESA dovrebbe essere quello di sviluppare un settore aerospaziale capace di non doversi necessariamente rivolgere a USA, Russia o India per i propri lanci.
In passato abbiamo visto lanci europei utilizzando il vettore russo Soyuz oppure, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, lanci di satelliti di OneWeb (società indo-inglese) con il vettore indiano LVM-3 (Launch Vehicle Mark-3). L’ESA e l’Europa attualmente sono invece bloccati sia per i vettori medio-leggeri che per quelli pesanti. Gli sforzi per sviluppare vettori riutilizzabili vanno avanti ma gli investimenti sembrerebbero troppo ridotti per portare a qualcosa di concreto in poco tempo.
All’inizio di settembre sarà tenuta una conferenza stampa che fornirà ulteriori aggiornamenti sugli sviluppi del vettore. Attualmente sappiamo che a luglio è stato provato il sistema di lancio allo spazioporto di Kourou, nella Guyana francese. Il serbatoio dello stadio principale è stato riempito e sono state effettuate alcune prove con i sistemi di controllo e comando di terra.
Il razzo Ariane 6 completamente assemblato è stato esposto per la prima volta all’esterno dell’edificio mobile mentre non è stato possibile eseguire un breve static fire del motore Vulcain 2.1. Questo test sarà invece effettuato il 29 agosto e non sarà mostrato pubblicamente (decisione che ha fatto “storcere il naso” a più di un appassionato/giornalista).
L’1 settembre sarà effettuato uno static fire dello stadio superiore (a Lampoldshausen) mentre il 26 settembre ci sarà uno static fire di lunga durata del motore Vulcain 2.1. Una conferenza stampa si terrà il 4 settembre fornendo alcune informazioni utili per capire cosa accadrà nei prossimi mesi. A complicare ulteriormente la vicenda c’è anche l’indisponibilità del vettore medio-leggero Vega-C dopo il fallimento del lancio di dicembre dello scorso anno. Un cambio di strategia con l’ingresso di nuove realtà e una maggiore disponibilità di fondi dovrebbe essere la priorità per l’Europa così da non restare indietro nella “nuova corsa allo Spazio” che permette di generare introiti economici ma anche fornire supporto scientifico e militare.