Il pacco di batterie EP-9 della Stazione Spaziale Internazionale è rientrato sopra il Golfo del Messico

I detriti spaziali sono un problema serio e lo sono ancora di più da quando i lanci con destinazione l’orbita bassa terrestre (LEO) si sono intensificati. Missioni con satelliti e missioni umane corrono un serio pericolo di contatto con detriti più o meno grandi e questo ha spinto a nuove operazioni per rimuoverli oltre a pensare design che possano limitarne la creazione di nuovi. Un esempio particolare è legato a ciò che gli astronauti e i cosmonauti possono lasciare durante le attività extraveicolari (si va da sacche di attrezzi perse ad asciugamani). L’ultimo caso riguarda un pacco di batterie esauste della Stazione Spaziale Internazionale conosciuto come Exposed Pallet 9 (EP-9).

batterie ep-9 iss

Non avendo sistemi di propulsione propria questa struttura non può modificare la propria orbita per un rientro sicuro. Si tratta pur sempre di circa 2,6 tonnellate di materiale particolarmente resistente e che, per quanto improbabile, avrebbe potuto costituire un rischio. Non potendo rientrare con navicelle sulla Terra si è pensato quindi di farlo rientrare liberamente in atmosfera considerando l’improbabilità che parte arrivasse al suolo e soprattutto potesse colpire cose o persone (la maggior parte della superficie terrestre è disabitata o è presente acqua).

Rientrate le batterie esauste della Stazione Spaziale Internazionale

Queste batterie (e la struttura di supporto) sono state sganciate dalla Stazione Spaziale Internazionale a marzo 2021 e si tratta del più grande oggetto rilasciato dalla ISS durante la sua vita di oltre 20 anni. La NASA e le altre agenzie si aspettavano che le batterie EP-9 potessero rientrare nell’atmosfera entro quattro anni e così è stato. Questo grande detrito spaziale è rientrato nelle scorse ore e, nonostante l’apprensione generata dai media, non si segnalano danni a cose o persone.

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Lo storico del deorbiting di EP-9 (fonte)

Queste batterie al nickel (ormai esauste) sono state rimpiazzate dalle più recenti ed efficienti batterie ioni di litio che erano state consegnate grazie a una navicella cargo giapponese H-II Transfer Vehicle (HTV-9). Essendo un oggetto di grandi dimensioni il tracciamento del pacco di batterie non era complesso grazie a sistemi ottici, radar e satelliti. Non era però certo che potesse bruciare completamente nell’atmosfera a causa della sua struttura.

Ora sappiamo, grazie al Combined Space Operations Center (CSpOC), che le batterie EP-9 sono rientrate alle 20:29 di ieri (ora italiana) in una zona sopra il Golfo del Messico tra Cancún e Cuba. Il rientro è andato quasi come previsto, anche se la traiettoria era leggermente più a nord-est rispetto alle previsioni con maggiore probabilità (come segnalato dall’astronomo Jonathan McDowell). In uno degli ultimi passaggi, dove la probabilità di rientro aumenta, l’Italia non sarebbe stata comunque coinvolta se non per una piccola frazione di territorio al confine con la Slovenia.