I giganti del petrolio verso il mining di Bitcoin: cosa c’è di vero?

Nelle ultime ore è circolata in rete un’indiscrezione secondo la quale i colossi del petrolio stanno considerando la possibilità di dedicarsi anche al mining di Bitcoin allo scopo di impiegare produttivamente risorse che attualmente vengono sprecate con la bruciatura dei gas di sottoprodotto dell’estrazione petrolifera. Questo permetterebbe, in linea teorica, un minor spreco di risorse consentendo inoltre di attivare nuovi flussi di fatturato.

Le informazioni sono state diramate da Trustnodes, che cita i tre principali attori del mercato petrolifero: Gazprom, Saudi Aramco ed Exxon Mobil. In realtà quanto indicato da Trustnodes è impreciso e fuorviante, e Saudi Aramco ha già smentito con vigore le informazioni fatte circolare, negando qualsiasi interesse nel mining di bitcoin usando il gas metano.

Trustnodes aveva indicato che la società era in trattative con Wise&Trust, società di asset-management supportato dall’Intelligenza Artificiale, proprio per utilizzare il gas associato all’estrazione petrolifera allo scopo di minare criptovalute. Trustnodes ha inoltre riportato una dichiarazione di Raymond Nasser, responsabile Mining Operations di Wise&Trust, secondo la quale il gas di Saudi Aramco sarebbe sufficiente a supportare il 50% della rete Bitcoin. Informazioni che Saudi Aramco ha definito “completamente false e inaccurate”.

La situazione invece è diversa per Gazprom: alla fine dello scorso anno infatti la società ha allestito 150 unità di ASIC Antminer S9 di Bitmain presso il giacimento petrolifero di Alexander Zhagrin, situato nei pressi della città russa di Khanty-Mansiysk, nella Siberia occidentale. “L’energia del gas può alimentare datacenter e mining farm. Questo aumenterà la percentuale di uso razionale delle materie prime. Ciò è particolarmente vero per le regioni remote della Siberia e dell’Artico, dove il trasporto del gas associato ai giacimenti non è redditizio” aveva osservato Alexander Kalmykov, responsabile di Gazprom Neft, sussidiaria di Gazprom.

Le informazioni sono invece più sfumate per quanto riguarda Exxon Mobil, sebbene il contesto attuale possa rappresentare un’occasione anche per il colosso petrolifero statunitense. Nelle ultime settimane, infatti, diverse realtà specializzate nel mining di criptovalute si sono trasferite in Texas, dopo la chiusura cinese: l’impiego del gas per soddisfare la domanda di queste mining farm potrebbe consentire ad Exxon di raccogliere ulteriori entrate per qualcosa che già sta producendo.