Google deve vendere Chrome, forse anche Android, ma non l’AI: le assurde richieste dell’amministrazione Trump

La battaglia tra Google e il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) continua a evolversi, con l’azienda tecnologica sotto scrutinio per il suo monopolio nel settore della ricerca online.

Google campus

Il DOJ ha recentemente presentato nuove proposte che tendono a ridimensionare il potere di Google, concentrandosi principalmente sul browser Chrome e sul sistema operativo Android. La richiesta più drastica riguarda la cessione completa di Chrome, che conta circa 3,4 miliardi di utenti globali. Il governo sostiene che questa misura sia necessaria per ristabilire un equilibrio competitivo nel mercato.

Android e Chrome sotto controllo: nuove restrizioni in vista per Google

Il documento del DOJ sostiene che la condotta di Google abbia contribuito a creare una posizione dominante che ostacola la concorrenza. La vendita di Chrome includerebbe anche tutti i dati e le risorse necessarie per il suo funzionamento, garantendo che il browser possa continuare a operare sotto una nuova proprietà. Inoltre, durante il periodo di validità della sentenza, Google non sarebbe autorizzata a sviluppare nuovi browser, pur potendo contribuire al progetto open source Chromium.

Oltre alla questione Chrome, il DOJ ha leggermente modificato la sua posizione riguardo ad Android. Sebbene inizialmente fosse stata considerata l’opzione di costringere Google a vendere il sistema operativo, ora il governo propone una serie di restrizioni mirate. Queste includono il divieto per Google di rendere obbligatori i propri servizi di ricerca o intelligenza artificiale generativa su Android. Inoltre, l’azienda non potrà esercitare pressioni sui partner per favorire i suoi prodotti rispetto alla concorrenza. Insomma, non ci sono segnali di apertura rispetto allo scorso novembre, ma anzi ci sembra un’ulteriore chiusura nei confronti di Big G.

Nel caso in cui queste misure non si rivelassero efficaci nel limitare il monopolio di Google o se l’azienda tentasse di aggirarle, il DOJ potrebbe considerare la vendita di Android. Qualora si verificasse questa eventualità, il governo avrebbe l’autorità finale sulla scelta dell’acquirente del sistema operativo.

Un altro punto centrale delle proposte riguarda gli investimenti nell’intelligenza artificiale. Inizialmente, il DOJ aveva suggerito che Google dovesse disinvestire dalle sue attività legate all’AI, ma questa richiesta è stata ritirata. Ora l’azienda sarà obbligata a informare preventivamente il governo prima di effettuare nuovi investimenti in questo settore. Una vittoria parziale per Google in questo caso, che ha investito miliardi in aziende come Anthropic per consolidare la propria posizione nel mercato dell’intelligenza artificiale. Nonostante questo allentamento delle restrizioni sull’AI, il DOJ mantiene una posizione ferma sulla necessità di monitorare le attività dell’azienda in questo ambito. La decisione è motivata dal crescente ruolo dell’intelligenza artificiale nella ricerca web e dalla preoccupazione che un controllo esclusivo da parte di Google possa compromettere ulteriormente la concorrenza.

Con queste nuove proposte sul tavolo, ci si aspetta che la prossima fase del caso inizi nelle settimane a venire. Dopo la sentenza finale, è probabile che Google cercherà di ritardare l’applicazione dei rimedi attraverso un appello, con l’azienda che continua a sostenere che le misure proposte dal DOJ danneggerebbero in ultima sede i consumatori americani e metterebbero a rischio la sicurezza nazionale.