Glencore getta la spugna e delocalizza, il maxi centro di riciclo non si farà più in Sardegna

Arriva, forse non del tutto inaspettatamente, la decisione di Glencore di abbandonare il progetto sardo per il più grande centro di riciclaggio delle batterie d’Europa. Qui l’articolo che vi avevamo dedicato.

maxi impianto di riciclaggio in Sardegna

L’impianto, che la società avrebbe aperto assieme a Ly-Cycle (un nome di spicco nel settore del riciclaggio di batterie agli ioni di litio per il Nord America) sarebbe stato ricavato dalla fonderia di piombo-zinco con annesso un impianto idrometallurgico di Portovesme (situata nel Sulcis, in Sardegna), sempre di proprietà di Glencore e in attività dal 1929.

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Un progetto importante da molti punti di vista (ambientale ed occupazionale in primis) ma che – salvo cambiamenti dell’ultimo minuto – non vedrà mai la luce; a frenare gli entusiasmi (tanto delle due aziende, quanto dei sindacati di zona) e affossare l’iniziativa, è stata la stessa Sardegna, che ha chiesto a Glencore di sottoporre il piano di riconversione alla valutazione di impatto ambientale completa.

Se da una parte la richiesta della Regione era assolutamente legittima, dall’altra i tempi biblici della burocrazia italiana ed era già nell’aria da diversi mesi (come puntualmente riportato dal Sole24ore) che l’iter per ottenere la documentazione avrebbe potuto essere insostenibile; la stessa Glencore aveva definito “scoraggiante” la presa di posizione della Sardegna, aggiungendo:

“Portovesme ha agito e continua ad agire in maniera conforme a tutti i requisiti normativi relativi al progetto dimostrativo ed è disposta a fornire ulteriori dettagli e approfondimenti. Il progetto di riconversione del sito produttivo è stato definito in maniera conforme a tutti gli standard di salute, sicurezza e ambiente previsti dalla normativa”.

L’azienda ha poi rincarato la dose, parlando di una “grande contraddizione” di fondo, dietro la richiesta della Regione:

“La decisione del Governo regionale si pone in aperta contraddizione con la strategia italiana di assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, in particolare attraverso modelli di economia circolare, come recentemente ribadito dal governo al summit dell’Agenzia Internazionale dell’Energia a Parigi… L’Italia, attraverso il progetto di Portovesme, ha la possibilità di realizzare un’importante struttura di raffinazione dei metalli delle batterie in tempi più brevi rispetto a un progetto greenfield”.

maxi impianto di riciclaggio in Sardegna

Lo scorso mese, azienda e sindacati avevano tentanto di fare appello al ministro Urso per un’accelerazione della procedura (riferisce il Sole24ore), ma il ministero ha ripassato la palla al mittente, lamentando una “mancata presentazione” di un piano industriale completo per il polo di Portovesme da parte di Glencore.

Pochi giorno fa società e sindacati (Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL) hanno affrontato la questione in una riunione, da cui è emersa la volontà di Glencore di proseguire col progetto, ma non in Sardegna (e in generale in Italia):

“Siamo di fronte ad una situazione inaccettabile, da un lato si spinge e lavora per avviare il processo di decarbonizzazione e dall’altro si rallentano tutti i piani che si inseriscono nell’ambito della transizione energetica” hanno dichiarato in una nota congiunta le sigle sindacali. “A oggi non esiste neppure una normativa che regolamenti l’utilizzo delle materie critiche. Riteniamo che il legislatore debba intervenire su questa materia per dare gli strumenti normativi al decisore tecnico”.

L’impianto pilota di Portovesme avrebbe aperto la strada ad un investimento di circa 500 milioni di dollari per un hub molto più strutturato per il riciclo e la produzione di batterie per auto elettriche.

maxi impianto di riciclaggio in Sardegna

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