Meta ha annunciato una nuova e controversa funzione per Facebook, attualmente in fase di lancio negli Stati Uniti e in Canada, che consente alla sua intelligenza artificiale di analizzare le foto presenti nel rullino del telefono, anche se non sono mai state caricate sul social network. Le prime avvisaglie dell’arrivo di questa funzione si erano registrate a giugno.
L’obiettivo dichiarato è quello di aiutare gli utenti a rendere i propri contenuti “più condivisibili” e “creativi“, ma la mossa ha sollevato non poche preoccupazioni in tema di privacy e raccolta dati.
La funzione è facoltativa e richiede il consenso esplicito dell’utente. Se si accetta di attivarla, Facebook potrà scansionare periodicamente il rullino fotografico, caricare le immagini su un cloud gestito da Meta e utilizzare l’IA per trovare quelle che definisce “perle nascoste” tra screenshot, ricevute e scatti casuali. Gli utenti riceveranno suggerimenti creativi, come collage o modifiche automatiche, che potranno poi salvare o condividere sulla piattaforma.
Meta ha però chiarito che i file caricati non saranno utilizzati per addestrare l’intelligenza artificiale a meno che l’utente non modifichi le immagini con gli strumenti IA di Facebook o decida di condividerle.

Facebook: l’IA analizzerà le foto nel proprio rullino. La posizione dell’azienda
Come ha spiegato la portavoce Mari Melguizo, “le foto caricate da questa funzione per creare suggerimenti non verranno usate per migliorare l’IA di Meta. Solo se si modificano o si pubblicano tali suggerimenti, allora potranno contribuire allo sviluppo dei nostri sistemi“.
Nonostante queste rassicurazioni, restano dubbi sulla gestione dei dati. Meta afferma che i contenuti non verranno utilizzati per la pubblicità mirata, ma non specifica per quanto tempo le immagini resteranno nei suoi server. Già a giugno, l’azienda aveva ammesso di poter conservare parte dei dati per oltre 30 giorni.
Va ricordato che nel 2024 Meta aveva già confermato di aver addestrato le proprie IA su tutte le foto e i testi pubblici di Facebook e Instagram pubblicati da adulti dal 2007. Ora, con questa nuova funzione, l’azienda sembra voler estendere la portata dell’analisi anche ai contenuti mai condivisi online, aprendo un nuovo capitolo nel dibattito tra innovazione e tutela della privacy digitale.