Nella prima metà di aprile è stata lanciata con successo la sonda spaziale ESA Juice (nome che deriva dall’abbreviazione Jupiter Icy Moons Explorer) che, intorno al 2031, arriverà in orbita intorno a Giove per poi dirigersi a esplorare in particolare la luna Ganimede. Questo genere di missioni, rivolte verso il Sistema Solare esterno, impiegano diversi anni prima di giungere a destinazione compresi anche alcuni passaggi ravvicinati verso pianeti della zona interna.
Come abbiamo scritto, sembrava che il lancio e le prime fasi della missione si fossero svolte correttamente con il razzo Ariane 5 (una delle ultime missioni di questo vettore) che ha spiccato il volo dallo spazioporto della Guyana francese e ha immesso la sonda spaziale in orbita. Successivamente però è stato comunicato un problema all’antenna dello strumento RIME (acronimo di Radar for Icy Moons Exploration). Questo è quello che sappiamo.
ESA Juice e il problema all’antenna RIME
L’agenzia spaziale europea ha scritto in un post sul sito ufficiale che l’antenna dello strumento RIME ha iniziato la fase di dispiegamento dalla staffa di montaggio durante la prima settimana e a questo punto è stato rilevato un problema. Pur essendo un evento negativo non è ancora impossibile che lo strumento possa funzionare correttamente e nelle prossime settimane gli ingegneri cercheranno nuovi metodi per poter permettere il dispiegamento completo.
L’antenna di RIME di ESA Juice sembrerebbe comunque non completamente bloccata ma ci sarebbe comunque un movimento rilevabile dalle fotocamere ingegneristiche a bordo della sonda. Questa antenna ha una lunghezza complessiva, quando aperta, di 16 metri e ora è solamente parzialmente estesa arrivando a un terzo della lunghezza totale.
Qual è la causa del problema? La nota ufficia dell’agenzia indica la possibilità che l’antenna radar di ESA Juice sia bloccata nel suo dispiegamento da un minuscolo perno che non ne permette l’effettivo rilascio. Si tratterebbe quindi di un problema all’apparenza semplice ma che potrebbe influire negativamente sulla missione.
Il modello della sonda, in scala 1:8, durante le fasi di test
Gli ingegneri non si sono ancora dati per vinti e ci sono alcune possibili soluzioni per sbloccare la situazione. Per esempio si potrebbe accendere il motore della sonda così da avere delle vibrazioni ed effettuare una rotazione per esporre quella zona alla luce solare e al calore, azioni che potrebbero sbloccare il perno.
L’antenna fa parte di un sistema radar (RIME) che permette di penetrare il ghiaccio delle lune gioviane fino a 9 chilometri di profondità e quindi rivelare dettagli nascosti alla vista di altri strumenti.
Non sono invece stati segnalati problemi per quanto riguarda il dispiegamento dei pannelli solari, dell’antenna a medio guadagno ma anche del braccio del magnetometro lungo 10,6 m. In generale rimangono due mesi per la messa in servizio vera e propria della sonda e quindi ancora diverse settimane di prove.