Il 2008 si può considerare come l’anno zero per le auto elettriche. In quel periodo sono arrivati i primi modelli, che da lì a poco sarebbero entrati in commercio, per diventare poi sempre di più, e con il definitivo sdoganamento all’arrivo di auto popolari come la Mitsubishi i-Miev, la Renault Zoe, la Nissan Leaf, e sempre intorno a quegli anni, la Tesla Model S, entrata ufficialmente in produzione nel 2012.
Considerando l’ultimo anno concluso, il 2023, un arco temporale di 15 anni, in cui le batterie per autotrazione hanno avuto una notevole evoluzione, non solo tecnica, ma anche di prezzo. È quanto emerge da uno studio del Dipartimento per l’Energia americano, il DOE, che ha calcolato una diminuzione di costo per le batterie del 90%.
Una batteria per auto elettriche di riferimento costava nel 2008 1.415 dollari/kWh, mentre ha raggiunto quota 139 dollari/kWh nel 2023. Ed il tutto senza considerare l’inflazione di 15 anni, confermando una differenza notevole, soprattutto alla luce del fatto che le prestazioni e l’autonomia nel frattempo sono nettamente migliorate.
Una ricerca del genere rende però evidente come un componente usato spesso come scusa per l’alto prezzo di listino delle auto elettriche, non possa essere più il principale responsabile di prezzi delle vetture che calano troppo lentamente. Certo, la quantità di kWh a bordo è aumentata molto, ma prendendo uno dei casi di cui sopra, la Renault Zoe, inizialmente aveva solo 22 kWh, per un costo superiore ai 20.000 euro, ed oggi invece ha 52 kWh, per una cifra intorno ai 7.000 euro. Tuttavia non c’è stato un taglio di prezzo tra i modelli di quasi 15.000 euro.
Quindi perché le auto elettriche continuano a costare molto di più delle contropartite termiche, nonostante i numeri di produzione siano oggi oggettivamente alti, ed i fornitori di batterie, motori, inverter e altro sono numerosi, e si fanno battaglia tra di loro? Le opzioni che restano non sono molte. O le case costruttrici cercano di lucrare maggiormente, continuando all’infinito con la narrazione delle economie di scala, oppure hanno procedimenti produttivi pessimi, che non riescono a correggere, e solo poche aziende possono permettersi di calare di prezzo periodicamente.
La verità probabilmente non la sapremo mai, almeno fino a quando una o più case decideranno di rompere gli indugi, e scuotere il mercato con prezzi super competitivi, così che la concorrenza sia costretta a seguire l’esempio. I cinesi ci hanno già provato, e sono stati accusati di barare.