Nell’Ottobre 2021, come riportato dal New York Times, Google promise di interrompere la pubblicazione dei propri annunci accanto a contenuti che negavano l’esistenza e le cause del cambiamento climatico – in modo che i fornitori di false affermazioni non potessero più guadagnare sulle sue piattaforme, inclusa YouTube – ma sembra essersi rimangiata la parola.
In un rapporto pubblicato martedì, il Center for Countering Digital Hate [CCDH] e il Climate Action Against Disinformation [CAAD] – una coalizione internazionale di oltre 50 gruppi di difesa ambientale – hanno accusato YouTube di continuare a trarre profitto da video che dipingono il cambiamento climatico come una bufala o un’esagerazione, di fatto lucrando sulla manipolazione dei dati e la disinformazione.
Fra questi annunci il caso più eclatante è quello riguardante il video “Chi è Leonardo DiCaprio?” apparso nel pre-trailer del film di Paramount + “80 for Brady”, da parte del canale “tricksofthestrade”.
DiCaprio non ha mai fatto mistero del suo amore per il Pianeta e del proprio impegno contro il cambiamento climatico e – oltre al discorso tenuto in occasione della vincita del premio Oscar – ha prodotto e diretto il video-documentario “Before the Flood – Punto di non ritorno” [disponibile sulle piattaforme di streaming Disney+, Apple Tv e Amazon Prime Video] dedicato a spiegare ed indagare cause e conseguenze dell’aumento di temperatura del nostro Pianeta.
La ricerca ha raccolto 200 esempi di video YouTube di disinformazione climatica, che collettivamente pubblicano annunci per oltre 73 milioni di spettatori. Ma questa potrebbe essere solo “la punta dell’iceberg”, secondo Callum Hood, capo della ricerca del CCDH.
Di quei video [con 18 milioni di visualizzazioni totali], 100 rientrano nella definizione [molto ristretta] di Google di disinformazione climatica, che si applica solo alla negazione dell’esistenza o delle cause umane del cambiamento climatico.
La seconda metà dei filmati rientra in quella che viene definita “disinformazione climatica” da parte del CAAD: questi video hanno accumulato 55 milioni di visualizzazioni, dimostrando la debolezza dell’attuale categorizzazione di Google riguardo ciò che viene definito come disinformativo in merito al cambiamento climatico.
“Le aziende tecnologiche fanno grandi promesse sull’odio e la disinformazione perché sanno che è difficile vedere se le hanno mantenute”, ha dichiarato Callum Hood al New York Times “Nonostante la magnificenza verde di Google, i suoi annunci continuano ad alimentare l’industria del negazionismo climatico”.
Non è solo Google a lucrare con filmati che negano il fondamento scientifico dei cambiamenti climatici [in un caso “emblematico” uno di questi video è stato preceduto da un annuncio per pubblicizzare lo stesso motore di ricerca], anche grandi marchi come Adobe, Costco, Calvin Klein e Politico hanno inserito le loro pubblicità in questi video.
“Si pone davvero la domanda su quale sia l’attuale livello di applicazione di Google”, ha concluso Hood.
Jane Fonda, una delle attrici protagoniste del film “80 for Brady”, agguerrita sostenitrice della lotta al cambiamento climatico [è stata arrestata diverse volte per aver protestato contro la mancanza di azioni in questa direzione da parte del governo statunitense] e fondatrice della onlus Jane Fonda Climate PAC ha commentato:
“É ripugnante che YouTube violi la propria politica, pubblicando video di bufale sul clima con annunci, dando al contenuto ulteriore validità mentre la terra sta bruciando; sono sconvolta dal fatto che un annuncio per uno dei miei film appaia su uno di quei video e spero che YouTube interrompa immediatamente questa pratica”.
Michael Aciman, un portavoce di YouTube, ha rilasciato una dichiarazione affermando che la società ha consentito a “dibattiti politici o discussioni su iniziative legate al clima, ma quando i contenuti superano il limite della negazione del cambiamento climatico, rimuoviamo gli annunci dalla pubblicazione su quei video”.
Aciman ha poi aggiunto:
“Applichiamo rigorosamente questa politica, ma la nostra applicazione non è sempre perfetta e lavoriamo costantemente per migliorare i nostri sistemi per rilevare e rimuovere meglio i contenuti che violano la politica. Ecco perché accogliamo con favore il feedback di terze parti quando pensano che ci siamo persi qualcosa.”
Sotto alcuni dei filmati dei negazionisti climatici i ricercatori hanno sottolineato che YouTube aveva una casella di “contesto” con informazioni autorevoli, segnalando che sapeva che i video contenevano affermazioni false o almeno contestate:
“Il cambiamento climatico si riferisce ai cambiamenti a lungo termine delle temperature e dei modelli meteorologici, causati principalmente dalle attività umane, in particolare dalla combustione di combustibili fossili”, ha scritto YouTube, collegandosi a un sito delle Nazioni Unite sull’argomento.
Nonostante questo, però, la piattaforma online non ha oscurato, né tolto i propri annunci pubblicitari; secondo Claire Atkin, co-fondatrice di Check My Ads, un gruppo di difesa che studia la pubblicità online e non è stata coinvolta nella ricerca, questo modus operandi rende YouTube:
“Particolarmente pericoloso per la quota di profitto legata a ciascun video. Quando qualcuno pubblica queste informazioni su Facebook, non fa soldi, ma quando qualcuno pubblica un video su YouTube, ha l’opportunità di guadagnare uno stipendio intero con la disinformazione“.
La Atkin ha quindi puntato il dito contro la società di diffusione video:
“Il fatto che non abbiano smesso, che stiano ancora finanziando – non promuovendo, finanziando – inserzionisti ed invitandoli a sponsorizzare la disinformazione sui cambiamenti climatici è un’altra prova della loro inettitudine”.